Copertina articolo Ho il PSA alto, devo preoccuparmi? Il tumore della prostata

Il tumore della prostata è il più frequente nella popolazione maschile ma ha una mortalità piuttosto bassa; questo sia perché sono sempre più frequenti le diagnosi precoci, sia perché abbiamo molte armi per combatterlo. Il tumore prostatico è solitamente asintomatico, questo è uno dei messaggi del convegno. È da scardinare la convinzione per cui gli uomini che non hanno “problemi ad urinare” non hanno bisogno di rivolgersi all’urologo. Di contro è molto comune per gli uomini fare un prelievo di sangue per dosare il PSA, un esame di routine eseguito senza saperne il motivo o il significato, e che crea un comprensibile allarme in caso di alterazioni. Tale allarme tuttavia non è sempre giustificato, essendo il PSA una proteina prodotta anche dalla prostata “normale” e che può aumentare per un aumento volumetrico della ghiandola, per motivi infiammatori, o infine per tumore.
Il sospetto di tumore della prostata viene posto non solo per un PSA aumentato, ma anche per un’esplorazione rettale sospetta in corso di visita urologica. Questo esame, che dura pochi secondi, permette al medico di apprezzare la consistenza della prostata, evidenziando eventuali noduli. Fino al 18% dei tumori prostatici vengono diagnosticati indipendentemente dal PSA ed è per questo che la visita urologica viene consigliata ogni 1-2 anni, sulla base del rischio.
Essendo il rischio di tumore alla prostata direttamente proporzionale all’aumentare dell’età, lo screening opportunistico per il tumore prostatico viene consigliato a tutti gli uomini che abbiano compiuto 50 anni (o prima se vi è una familiarità) allo scopo di intercettare il tumore il prima possibile. Una volta avuto il sospetto di tumore, l’urologo potrà richiedere una risonanza magnetica della prostata, un esame in grado di localizzare precisamente il/i nodulo/i sospetto/i e che potrà guidare il medico nell’esecuzione della biopsia prostatica, che in questo caso viene chiamata “fusion”. La biopsia è l’esame essenziale per avere una diagnosi di tumore prostatico e viene eseguita ambulatorialmente in anestesia locale permettendo, con l’aiuto di una sonda ecografica trans-rettale, di prelevare dei frustoli di ghiandola prostatica tramite un campionamento standard e aggiungendo poi dei prelievi mirati “target” sulle aree sospette in risonanza. Se confermata la diagnosi di tumore della prostata, sulla base del tipo di neoplasia, delle caratteristiche del paziente, e delle sue preferenze, si passa da un semplice monitoraggio con la cosiddetta “sorveglianza attiva” al trattamento curativo mediante chirurgia, radioterapia o terapia ormonale (trattamento che viene generalmente riservato ai pazienti più anziani). Sebbene l’intervento chirurgico venga spesso percepito con timore, la moderna tecnologia robotica mini-invasiva di cui ci si avvale nella quasi totalità dei casi, permette un recupero estremamente rapido con una degenza ospedaliera di uno-due giorni e un rapido ritorno alla vita di tutti i giorni.

Autore

Condividi questo contenuto

Articoli della stessa categoria: