Copertina articolo Il sostegno psicologico in tempi di covid

In questi due anni la Pandemia ha cambiato le nostre vite, ha avuto ed ha tuttora un forte impatto sulla nostra salute, sull’economia e sulla qualità di vita in generale. Dagli innumerevoli studi condotti in questo periodo sugli effetti psico-sociali della pandemia, si può evincere come le restrizioni che minano le nostre libertà, l’isolamento, la paura del contagio, l’esperienza diretta della malattia o del lutto, abbiano avuto un ruolo attivo nell’insorgenza o accentuazione di disturbi psicopatologici gravi come stati d’ansia generalizzata, sindromi depressive o disturbi da stress post-traumatico.
Viviamo tutt’oggi un’emergenza non conosciuta prima, caratterizzata da un nemico invisibile, la cui durata è incerta e questo a sua volta crea in noi confusione, paura, rabbia.
Di certo, a pagare un duro prezzo sono stati tra gli altri, i malati cronici già costretti a patologie preesistenti, come quelle oncologiche. Ammalarsi o essere ammalati di cancro durante la pandemia rappresenta ancora oggi una situazione senza precedenti. Le Società
Scientifiche e le Associazioni dei malati lanciano l’allarme sulle attuali criticità emerse in questi due anni. Diverse indagini effettuate in tutta Europa hanno messo in luce infatti come le misure di sicurezza per minimizzare il contagio abbiano determinato un rallentamento delle campagne di screening, dei trattamenti e dei follow up e dunque hanno avuto ricadute importanti sulla diagnosi precoce, compromettendo l’efficacia delle cure e l’aspettativa di vita. L’impatto è stato pesante per i malati, preoccupati per i ritardi assistenziali, per dover affrontare in solitudine le cure e per la paura del contagio; ma lo è stato anche per i loro caregivers i quali, a causa delle misure di sicurezza, sono impossibilitati a prendersi cura in maniera completa del proprio caro ammalato.
La malattia cancro rappresenta, come tutti sanno, un’esperienza dolorosa e destabilizzante caratterizzata da perdita di certezze, trasformazioni fisiche, cambiamenti di ruolo, accompagnate dalla percezione di un’impotenza generale che porta a vivere una grande solitudine emotiva. A queste costanti si è aggiunta una minaccia nuova divenuta sempre più evidente e pressante, aggiungendo peso alla già gravosa condizione psicologica del malato.
Riporto qui di seguito l’estratto di un significativo podcast creato da Isabella, ammalatasi di cancro alcuni mesi prima dell’inizio della Pandemia, durante la quale ha eseguito le sue terapie: “Io qualcosa del lockdown già in parte lo conosco: improvvisamente cambiare la prospettiva, reinventarsi […] ma soprattutto la necessità di rinegoziare con la vita i punti fermi della mia esistenza. Quel tunnel che fino a questo momento riguardava me e i miei “compagni di sventura” è diventato un tunnel diverso, il tunnel dell’incertezza diffusa”.
Un tunnel dentro al tunnel, allargato, nazionale anzi che a mano a mano diventa internazionale.
Si può comprendere come la nuova condizione intensifichi nei malati oncologici il bisogno di supporto psicologico che li aiuti ad affrontare le difficoltà emergenti. Secondo un’indagine dello I.E.O. di Milano (Istituto Europeo di Oncologia), la richiesta di intervento psicologico
da parte dei malati oncologici è cresciuta del 12% solo nel primo anno di pandemia. In questi due anni molti centri oncologici in tutta Italia hanno potenziato i propri Servizi di psicologia, istituendo unità di crisi. Dunque anche noi psicologi, come gli altri operatori sanitari in oncologia siamo impegnati in prima linea per accogliere i bisogni e dare sostegno ai malati
e alle loro famiglie. L’emergenza sanitaria ci ha inevitabilmente indotto ad una sfida senza precedenti: un cambiamento radicale, non solo dei contenuti portati dai pazienti nei colloqui, ma anche del setting clinico tradizionale. Si è reso necessario infatti il passaggio dal colloquio psicoterapico in presenza a quello in modalità online, trasformando decisamente la modalità
di relazione terapeutica che è di per se stessa una cura. I cambiamenti si sono resi necessari, ma il ricorso alla tecnologia rappresenta comunque una grossa opportunità per la continuità del nostro lavoro nella situazione di precarietà che stiamo ancora vivendo.

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