Copertina articolo La chirurgia ricostruttiva dopo il tumore al seno

Le novità sulle tecniche di ricostruzione e sulle protesi

In tema di ricostruzione senologica è necessario sottolineare l’importanza che ha avuto il professor Umberto Veronesi, con il suo studio pionieristico effettuato dal 1973 al 1985, che ha portato alla modificazione delle tecniche di chirurgia in questo ambito.
Veronesi ha dimostrato come la chirurgia conservativa, sia per quanto riguarda la mammella vera e propria che per i tegumenti, cioè il rivestimento della mammella, non impattasse assolutamente sulla sopravvivenza della paziente.
Questo significa che in base al volume del tumore, alla sua aggressività biologica e al volume della mammella possono essere permessi trattamenti di demolizione parziale come la quadrantectomia.
Nel caso, invece, si debba affrontare una mastectomia, ossia la rimozione completa della ghiandola mammaria, può essere seguito un criterio di oncoplastica: mastectomie con risparmio di cute che ci consentano poi una ricostruzione più valida dal punto di vista estetico.
La chirurgia oncoplastica mette in atto tutte le tecniche di chirurgia ricostruttiva ed estetica al fine di ottenere il miglior risultato cosmetico, nel rispetto assoluto della radicalità oncologica che è prioritaria.
Tutte le pazienti con una diagnosi di tumore della mammella possono affrontare un intervento ricostruttivo e ogni intervento mira ad ottenere il miglior risultato cosmetico possibile quando viene coordinato tra il chirurgo senologo e il chirurgo plastico.
A tale scopo è fondamentale il lavoro di équipe tra questi specialisti a partire già dalla prima visita.
La scelta sul tipo di ricostruzione viene poi condivisa certamente con la paziente; tuttavia, è sempre una scelta che il chirurgo deve fare in base al caso clinico (dimensioni del tumore, rapporto tra il volume del tumore e il volume della mammella), alla situazione del torace della paziente e al volume della mammella controlaterale, qualora si parli di un intervento su una mammella singola o del volume del seno pre esistente.
Infine, va considerato che si opera con l’obiettivo di garantire tempi di recupero piuttosto veloci poiché il tumore molto spesso colpisce anche pazienti giovani.

È importante sottolineare come sia stata vinta una grossa resistenza culturale, quella cioè in cui la fase ricostruttiva veniva vista come successiva a quella demolitiva e talvolta considerata meno rilevante. Oggi, invece, la fase ricostruttiva viene presa in considerazione contestualmente alla fase demolitiva.
La tecnica di ricostruzione con impianti protesici è tuttora quella che viene impiegata nel maggior numero dei casi.
Negli anni si è passati dalla ricostruzione in sede sotto-pettorale, cioè al di sotto del muscolo pettorale con un espansore (protesi temporanea), alla ricostruzione immediata con protesi contestuale. Nel secondo caso è possibile anche il posizionamento della protesi in sede pre-pettorale, tuttavia, anche se oggi è la soluzione che dà dei risultati estetici e delle funzionalità
migliori, non è attuabile per tutti i casi.
Nella ricostruzione con protesi pre-pettorale si utilizzano protesi particolari oppure delle matrici biologiche che permettano l’integrazione della protesi stessa con i tessuti residui dopo la mastectomia.
Tale soluzione, oltre a dare i risultati più simili alla mammella preoperatoria, chirurgicamente è una tecnica più semplice, meno invasiva, prevede tempi minori, permette di mantenere integro il muscolo pettorale, il dolore post-operatorio è inferiore ed il risultato estetico migliore.
Inoltre, poiché con la protesi pre-pettorale, si ha il vantaggio di evitare uno dei difetti più evidenti: l’animation deformity. È un’anomalia che si verifica con la contrazione del muscolo nel caso in cui la protesi venga posizionata sotto al muscolo pettorale.
Un’iniziativa per la piena conoscenza dei vari percorsi ricostruttivi che è importante ricordare è il BRA DAY, la giornata internazionale per la consapevolezza sulla ricostruzione mammaria, che si svolge ad ottobre, e alla quale partecipano con open day i principali luoghi di cura, tra cui l’ Istituto Oncologico Veneto (IOV).

 

Autore