Copertina articolo La ricostruzione con tessuti autologhi

Esiste una ricostruzione alternativa a quella eterologa che usa il tessuto protesico ed è la ricostruzione autologa, che utilizza invece i tessuti della paziente.
Si tratta di un vero e proprio auto-trapianto di tessuto con lembi che vengono presi da zone donatrici, quelle dove si trova in eccesso come la pancia e la schiena.
I lembi prelevati sono modellati per dimensioni e forma in base alla tipologia di seno; questo consente un risultato più naturale rispetto alla protesi e segue anche le variazioni ponderali (aumenti o perdite di peso). Inoltre, è una tecnica che ha una durata illimitata nel tempo e non prevede l’utilizzo di materiale estraneo all’organismo.
Questo tipo di ricostruzione è indicato soprattutto nel caso in cui la ricostruzione protesica si riveli particolarmente difficoltosa, come nel caso dei tessuti radio-trattati assai poco ricettivi verso un materiale estraneo.
A livello italiano la percentuale di utilizzo della ricostruzione autologa è intorno al 10-15% rispetto al materiale protesico nei centri altamente specializzati.

I lembi si possono differenziare in base alla loro vascolarizzazione:

  • I lembi peduncolati sono quelli nei quali è conservato il peduncolo vascolare. Il tessuto viene preso da un’altra sede del corpo con vasi, arterie e vene, che possono rimanere attaccate quando il lembo viene girato, come nel caso del lembo del dorso, girato e sutu-rato dalla schiena per arrivare a livello del seno.
  • I lembi sono definiti liberi quando si interrompe la vascolarizzazione, che viene ripristinata mediante l’utilizzo di un microscopio. Parliamo di vasi molto piccoli, sui quali si adoperano strumenti appositi per attaccare l’arteria e la vena a livello della mammella in modo che il lembo possa sopravvivere. I lembi liberi utilizzati più frequentemente sono quelli presi dalla pancia, ma in genere il tessuto può essere prelevato anche da altre zone di eccesso adipo-cutaneo come interno coscia o gluteo.

I rischi della ricostruzione autologa sono legati al tipo di intervento, che può durare circa 6 ore, quando il lembo viene utilizzato per un’unica mammella e circa 8 ore quando si interviene su entrambi i seni. Uno dei rischi è che si occludano i vasi che vengono anasto-mizzati e che quindi il lembo non sopravviva.
Va sottolineato che è un intervento controindicato nelle pazienti che hanno una forte abitudine al fumo, in quelle che hanno sostenuto interventi pregressi di tessuto donatore e nelle pazienti molto magre per mancanza di tessuti donatori.

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