Copertina articolo Riabilitazione fisioterapica: il linfodrenaggio

Riferendoci al linfodrenaggio parliamo di un trattamento decongestivo combinato in cui il paziente è parte attiva e integrante. Dev’esserci una collaborazione da parte del paziente che prescinde i trattamenti proposti dal fisioterapista. Esistono, infatti, vari accorgimenti che si possono attuare come un esercizio fisico regolare, l’automassaggio, la dieta, le terapie, le tecniche di rilassamento, l’igiene e la cura della pelle che devono essere quotidiane e costanti.
I metodi di linfodrenaggio storicamente risalgono ai primi anni del 900: abbiamo il metodo Vodder che proponiamo in associazione e che prevede movimenti molto lenti e ritmati con pressioni leggere, il Foeldi che ha successivamente perfezionato la tecnica con l’introduzione di indicazioni e controindicazioni e ultimo ma non ultimo il metodo del professor Belgrado, che ha una tecnica molto rapida con pressioni maggiori abbinata fondamentalmente al bendaggio e ad un’attività motoria con bendaggio. Belgrado punta su un bendaggio molto incisivo, multistrato, che prevede l’utilizzo di spessori calibrati in funzione dell’edema. Con questo bendaggio massivo si svolge la ginnastica in ambulatorio e passate cinque ore viene rimosso, poiché si ritiene abbia svolto al massimo la sua fun-zione entro questa tempistica.
Solitamente nei casi più gravi, dopo la rimozione del bendaggio massivo, il paziente ne indossa uno più leggero, molto più tollerabile, al pari di una calza elastica, per continuare a trarre beneficio dalla successiva compressione più leggera. Chiaramente i trattamenti devono essere personalizzati in base al tipo di linfedema ed alle esigenze soggettive, ogni persona ha un linfedema personale, in funzione della chirurgia che ha subito.

Tra i cosiddetti “compiti per casa” un aspetto fondamentale consiste nell’igiene della pelle, questo perché il linfedema spesso tende la cute e se questa è stata anche irradiata diventa più fragile comportando quindi una maggiore vulnerabilità verso le contusioni o traumi di vario tipo.
Inoltre, un sintomo a cui prestare attenzione è la sensazione di prurito della pelle perché tante volte la stasi linfatica si manifesta in questo modo; il prurito non passa grattandosi e quindi c’è anche l’aspetto controproducente del provocarsi piccole ferite graffiandosi se ci si continua a grattare. La pelle dell’arto con l’edema, soprattutto dopo un ciclo di radioterapia, ha una grana più grossolana; quindi, un consiglio è fare un peeling con acqua e bicarbonato e stendere il composto sulla zona interessata con un massaggio accurato. Questo favorisce anche la riduzione del prurito e l’ossigenazione della pelle che si avverte con una
sensazione immediata di benessere.
Durante la stagione estiva un problema frequente possono essere le punture di insetto o le piccole ferite da giardinaggio. È bene usare sempre guanti di protezione, (usare anche il guanto da forno mentre si cucina), quindi avere sempre una protezione in più e trattare anche le piccole ferite con attenzione, disinfettarle, controllare che non diano segni di infezione.
Il suggerimento è di avere sempre a disposizione farmaci antibiotici cortisonici e creme per uso topico nel caso in cui una ferita cominci a mostrare segni di peggioramento.
Un altro argomento connesso alla stagione estiva riguarda la depilazione dell’ascella. L’utilizzo della ceretta può rappresentare un trauma per la pelle e sarebbe quindi da evitare o da preferire solo in casi di estrema necessità. Per quanto riguarda invece i deodoranti, sarebbe consigliabile privilegiare quelli con vaporizzatore, solitamente più leggeri, rispetto a stick o deodoranti in crema, meglio se usati solo in situazioni che lo richiedono necessariamente.
Per quanto riguarda il movimento ci sono alcune prescrizioni, alcuni divieti che riguardano ad esempio attività che richiedono un’ipertensione o una flessione prolungata delle articolazioni dell’arto edematoso. È importante muoversi per mantenere la struttura articolare elastica e i muscoli tonici, ad esempio con esercizi di stretching, e soprattutto privilegiare attività che favoriscano il benessere mentale e non soltanto quello fisico.
Il professor Belgrado dà un consiglio ai suoi pazienti riguardo al nuoto e i vantaggi connessi al movimento in acque profonde: il fatto di muoversi a varie profondità fa sì che la variazione di pressione che si crea generi un miglioramento del circolo linfatico.
Qualsiasi attività non deve generare una situazione di affaticamento o di sovraccarico articolare e fisico, poiché il sovraccarico aumenta l’infiammazione e di conseguenza peggiora l’edema.
Anche la respirazione addominale aiuta molto, soprattutto per quel che riguarda l’edema dell’arto inferiore.
Un’altra accortezza da avere quotidianamente è l’automassaggio, che si effettua semplicemente con le mani, o anche con una pallina liscia e compatta passata sui muscoli, con movimenti circolari lenti per favorire la circolazione. L’importante è mantenere un movimento dal distale al prossimale in modo da drenare creando una compressione.
È altresì importante l’idratazione, bere prima di avvertire la sensazione della sete. È bene abituarsi a bere con regolarità durante la giornata.
Ci vuole regolarità, è lo stile di vita che deve cambiare.
È importante dedicare spazio e tempo al prendersi cura di sé stessi in modo da scaricare anche eventuali tensioni emotive della giornata e della vita quotidiana e familiare.

Per l’accesso al servizio di linfodrenaggio è fondamentale chiedere sempre al proprio medico di medi-cina generale un’impegnativa per una visita fisiatrica, nel caso si tratti di un servizio pubblico convenzionato e/o ospedaliero. A quel punto sarà possibile prenotare la prestazione presso l’azienda sanitaria di competenza. A seguito della visita fisiatrica il servizio sanitario garantisce all’utente un ciclo di 10 massaggi all’anno, che tuttavia sono un numero quantomeno esiguo che viene erogato in tempi molto lunghi. Nell’attesa è possibile effettuare il trattamento presso le strutture private, con l’attestazione del fisiatra sulla necessità del linfodrenaggio o dell’oncologo sull’assenza di con-troindicazioni. Presso l’associazione “Volontà di vivere” è possibile prenotare le terapie necessarie in tempi molto brevi.

Un cenno finale in merito alle tempistiche entro le quali si può iniziare il linfodrenaggio sostanzialmente durante una radioterapia si evita perché la pelle è già irritata, questo non significa che la persona non debba essere trattata anzi, va mobilizzata la spalla, va mobilizzata la protesi se c’è già, vanno mobilizzati l’espansore e la cicatrice. Non si effettua un linfodrenaggio in senso stretto.
Durante la chemioterapia tendenzialmente non si effettua perché presenta delle controindicazioni, anche se ci sono stati dei cambi di visione rispetto al passato per cui si ritiene possa essere effettuato anche durante la chemio nel caso di un edema che si sta instaurando abbastanza velocemente, ma sempre con la supervisione del medico curante, sotto prescrizione medica.

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