Come cambia la sessualità dopo una diagnosi di tumore al seno
Il carcinoma della mammella è il più comune cancro nella donna a livello mondiale. Esso rappresenta una delle patologie oncologiche curabile e guaribile, con una quota rilevante di pazienti che torna ad avere la stessa aspettativa di vita della popolazione generale. A fronte di questo è necessario puntare ad un miglioramento della Qualità della Vita (QoL), non solo per le donne ma anche per le loro famiglie.
In relazione alla Qualità della Vita (QoL), la sfera della sessualità ricopre un ruolo importante, tanto che l’OMS definisce la salute sessuale come uno stato di benessere fisico, emotivo, mentale, sociale, correlato alla sessualità e non semplicemente l’assenza di malattia, di disfunzione o di infermità.
Le disfunzioni sessuali condizionano negativamente la Qualità della Vita (QoL) della persona affetta dal cancro, con conseguenze di carattere fisico, psicologico, interpersonale e comportamentale.
Nel 2006 il National Institute of Health (Istituto Nazionale della Salute) degli Stati Uniti ha stimato che più del 40-100% delle persone affette da cancro sviluppano anche problematiche relative alla sfera sessuale. Le più comuni disfunzioni sono: la diminuzione del desiderio (in entrambi i sessi), i problemi nel raggiungere e mantenere l’erezione nell’uomo e i rapporti dolorosi nella donna.
La letteratura scientifica ha dimostrato che i problemi sessuali presenti in donne con cancro al seno sono più frequenti che nelle donne prive di malattia, della stessa fascia d’età, in associazione a sintomi di ansia e depressione e ad altre comorbilità fisiche e psicosociali. Le disfunzioni sessuali possono presentarsi nel 90% delle donne con una storia di cancro, e in particolare nel 50% nelle donne con carcinoma mammario o ginecologico.
La presenza di problematiche sessuali può essere determinata dalla stessa malattia oppure dai trattamenti: chemioterapia, radioterapia, chirurgia, terapia ormonale e farmaci.
In Italia la sessualità rappresenta ancora un tabù, soprattutto quando la collochiamo nell’ambito della malattia. Per questo motivo, la letteratura scientifica italiana in tale ambito è carente.
Le problematiche note nella sfera sessuale come conseguenza della malattia oncologica sono:
- La dispareunia, una condizione che si accompagna spesso al vaginismo e ad una contrazione involontaria dei muscoli del pavimento pelvico e che provoca dolore.
- La ‘fatigue’, cioè la stanchezza fisica dovuta alle terapie, in particolare alla chemioterapia e alla radioterapia.
- La secchezza vaginale.
- Il calo dell’interesse sessuale o del desiderio.
- L’intorpidimento e una maggiore sensibilità delle mammelle che hanno subito trattamenti.
- Difficoltà nel raggiungere l’orgasmo.
- La mancanza del piacere sessuale.
Una maggiore vulnerabilità si riscontra nelle donne giovani con un’età inferiore ai cinquant’anni affette da cancro al seno. Nello specifico le principali problematiche sessuali sono:
- La perdita o l’assenza di desiderio sessuale (problematica più comune).
- Sintomi della menopausa, soprattutto nelle donne giovani costrette ad una menopausa anticipata.
- I cambiamenti nell’orgasmo.
- Sensazioni di intorpidimento e dolore a livello genitale.
- Preoccupazioni relative alla fertilità: problematica diffusa tra coloro che avevano in progetto una gravidanza.
Relativamente all’ultimo punto c’è da segnalare che ad oggi sotto stretto controllo di medici specialisti, è possibile per le donne che hanno avuto determinate forme di cancro al seno riuscire ad avere gravidanze.
Altro aspetto rilevante nell’ambito sessuale nelle donne colpite da carcinoma mammario è il dolore fisico causato da vari fattori:
- L’atrofia vulvo-vaginale.
- Effetti della chemioterapia: la mucosite, la possibilità di sviluppare a livello locale verruche genitali, herpes, clamidia e condizionamenti dello stato generale dovuti all’alopecia, alla nausea e all’aumento di peso.
- La secchezza vaginale, che si accompagna soprattutto alla menopausa. Purtroppo alla terapia ormonale si associa la menopausa anticipata e l’azzeramento della produzione di ormoni che provocano una brusca perdita del desiderio sessuale e una significativa riduzione di elasticità, favorendo l’irritazione della pelle.
- L’accorciamento della vagina.
- La diminuzione della sensibilità nell’area vulvare.
Non meno importanti sono i fattori di carattere psicologico ed interpersonale che si sommano agli effetti collaterali del percorso terapeutico: depressione, ansia, aspettative negative rispetto all’avere delle interazioni sessuali e l’immagine del corpo che cambia. La perdita del seno, infatti, nella donna ha un profondo significato poiché è un organo molto legato alla sessualità e alla femminilità. Spesso poi l’aumento di peso correlato alla terapia ormonale incide sull’autostima, sul senso stesso della femminilità ed anche sul proprio livello di stabilità emotiva.
Altrettanto importante è riconoscere i fattori di carattere sociale e culturale che hanno un ruolo rilevante sul tema della sessualità: le norme sociali, i valori e i tabù culturali, le discriminazioni di genere e le credenze religiose.
La malattia oncologica comporta anche delle difficoltà comunicative, che provocano un allontanamento sia fisico sia emotivo nella coppia, alterandone l’identità e l’intimità. Pertanto è importante che ci sia una comunicazione aperta, per creare un nuovo equilibrio successivo alla malattia, che porti ad esperienze sessuali positive. Ad esempio, l’intervento chirurgico può far sì che il partner agisca con eccessiva prudenza, evitando di instaurare nuove occasioni di contatto.
Una coppia preparata alle conseguenze sulla sfera sessuale ha la possibilità di affrontarle con maggiore consapevolezza; per questo sarebbe importante condividere informazioni in merito già dal momento della diagnosi, senza sminuire il ruolo che la sessualità ha nella Qualità della Vita (QoL).
Contestualmente, potrebbe essere utile integrare l’intervento di specialisti del pavimento pelvico, un percorso psicoterapeutico con uno psicologo e/o sessuologo e un consulto con un ginecologo, per valutare eventuali rimedi alle problematiche fisiche che conseguono alla malattia e ai trattamenti oncologici.
Nella mia lunga esperienza di psicoterapeuta nella Breast Unit affronto con attenzione la tematica già nei primi colloqui e informo le pazienti con grande delicatezza che ci possono essere conseguenze anche nella sfera sessuale. Nel pieno rispetto della persona che ho di fronte, cerco di capire se è un argomento che la paziente ha voglia di affrontare. Ciascun percorso oncologico, infatti, è soggettivo e deve essere personalizzato; pertanto, anche se la questione della sessualità assume una certa rilevanza, spetta al malato definire le priorità in merito alla propria Qualità della Vita (QoL).
Concludo con una frase di Leiblum, un’esperta del settore: tutti i pazienti, indipendentemente dall’età, dall’orientamento sessuale, dallo stato civile e dalle circostanze della vita, dovrebbero avere l’opportunità di chiedere e discutere di questioni sessuali con i professionisti del settore sanitario.