Annamaria, con la sua quasi trentennale esperienza come volontaria, racconta:
“Mi avvicino alle donne operate al seno, dal momento che anch’io ho passato
il medesimo iter. L’approccio è delicato. Entro in punta di piedi nella stanza, il sorriso non manca, ma è un sorriso adeguato alla circostanza.
Mi presento come volontaria di Volontà di Vivere. Mi avvicino al letto dell’operata e generalmente sono ben accolta. Dico che anch’io ho vissuto la malattia e che sono venuta a vedere come sta e le donne che incontro si raccontano e parlano del loro iter.
Bisogna ascoltare per fare questo tipo di volontariato. Io ascolto senza dare giudizi o interpormi nelle decisioni dei medici, anzi suggerisco di seguire le indicazioni mediche.
Per fare questo volontariato bisogna svuotarsi dei propri problemi, essere liberi nella mente e dedicarsi alla persona per entrare in empatia e fare del bene.
Non ci sono protocolli né regole, è il buon senso e l’amore per quel che faccio ad aiutarmi. Mi raccontano un sacco di cose, a volte anche per un’ora, altre volte, invece, incontro donne più sbrigative, che si dimostrano indipendenti. Ad ognuna bisogna lasciare il proprio
spazio, non bisogna mettere condizioni perché ognuno reagisce a modo suo. Il proprio vissuto è importante e aiuta in questo percorso di volontariato”.