ESPERIENZE DI STRA-ORDINARIO IMPEGNO
Ricevere
di Giuliana Ambrosino, tirocinante
Quella con Volontà di Vivere è stata un’esperienza che ho fortemente voluto, desideravo tanto avere un contatto con questa associazione, ma non pensavo potesse darmi tanto. Ammetto di essermi avvicinata perché il tema oncologico non era tanto lontano dalla mia esperienza familiare, quindi avevo bisogno di scoprire il “positivo” rispetto a questo aspetto, ma le aspettative che avevo erano ben distanti da quello che ho colto in realtà.
Sono entrata in associazione un po’ in punta di piedi, cercando di capire che aria si respirasse all’interno, ma in pochissimo tempo ho trovato nelle fantastiche donne di Volontà di Vivere una famiglia.
Sì, si respira proprio aria di casa e pian piano quelle donne che erano a me sconosciute sono diventate un’enorme fonte di energia, di buonumore. La voglia di fare, di mettersi in gioco, di sperimentarsi ma, soprattutto, la voglia di sostenersi e ascoltarsi è proprio quello che non è mai mancato in associazione.
Quello che accade a Volontà di Vivere è qualcosa di fantastico, c’è una sinergia di anime che non può non toccarti. Vorrei ringraziare le splendide persone che ho incontrato, per essersi messe a volte anche a nudo, mostrando nello stesso tempo vulnerabilità e forza. In Volontà di Vivere ho incontrato modelli d’ispirazione, persone che mi hanno trasmesso un nuovo modo di leggere le cose, che riassumo così, con parole non mie: “Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”.Quella con Volontà di Vivere è stata un’esperienza che ho fortemente voluto, desideravo tanto avere un contatto con questa associazione, ma non pensavo potesse darmi tanto. Ammetto di essermi avvicinata perché il tema oncologico non era tanto lontano dalla mia esperienza familiare, quindi avevo bisogno di scoprire il “positivo” rispetto a questo aspetto, ma le aspettative che avevo erano ben distanti da quello che ho colto in realtà.
Sono entrata in associazione un po’ in punta di piedi, cercando di capire che aria si respirasse all’interno, ma in pochissimo tempo ho trovato nelle fantastiche donne di Volontà di Vivere una famiglia.
Sì, si respira proprio aria di casa e pian piano quelle donne che erano a me sconosciute sono diventate un’enorme fonte di energia, di buonumore. La voglia di fare, di mettersi in gioco, di sperimentarsi ma, soprattutto, la voglia di sostenersi e ascoltarsi è proprio quello che non è mai mancato in associazione.
Quello che accade a Volontà di Vivere è qualcosa di fantastico, c’è una sinergia di anime che non può non toccarti. Vorrei ringraziare le splendide persone che ho incontrato, per essersi messe a volte anche a nudo, mostrando nello stesso tempo vulnerabilità e forza. In Volontà di Vivere ho incontrato modelli d’ispirazione, persone che mi hanno trasmesso un nuovo modo di leggere le cose, che riassumo così, con parole non mie: “Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”.
Riscoprirsi
di Alessandra Di Dio, tirocinante
Se mi chiedessero di descrivere con una sola parola l’anno passato a Volontà di Vivere, non avrei dubbi: “Riscoprirsi”. Quando ho deciso di fare richiesta in associazione per il tirocinio post lauream, ho provato una serie di emozioni, variegate, a volte contraddittorie. Avendo vissuto anch’io, indirettamente, l’esperienza oncologica, temevo di non essere all’altezza. Sono entrata i punta di piedi, convinta e piena di entusiasmo, sicura di poter imparare tanto e dare qualcosa di mio a chi si trovava a passare in associazione. È stato un anno rivelatore, con qualche sfida personale, come è giusto averla a questa età. Credo di essere cresciuta tanto, a livello umano e professionale. Devo ringraziare l’associazione perché adesso ho qualche consapevolezza in più, rispetto alle mie potenzialità, alle mie debolezze, ai miei limiti. Ringraziare tutti mi sembra scontato; mi piace ricordare i pomeriggi passati ad accogliere gli utenti in portineria, affiancata sempre dalle volontarie, grandi donne, i pilastri di Volontà di Vivere.
L’esperienza allo lOV di Padova insieme a loro è stata carica di emozioni, un arricchimento personale e professionale che non dimenticherò. Gli abbracci stretti a fine incontro mi hanno dato quella spinta emotiva che forse manca in troppi ambienti come questo. Ricorderò con gratitudine il lavoro svolto insieme alle dottoresse Vitalone e Mariggiò durante il laboratorio “Un nuovo inizio”; un privilegio per me essere arrivata proprio durante l’anno della celebrazione e aver ripercorso, attraverso gli scritti e le fotografie, i 40 anni di Volontà di Vivere. La tecnica del photo voice, appresa durante il percorso universitario, l’ho sperimentata proprio in associazione, e per questo ringrazio le psicologhe.
La fotografia mi ha accompagnata anche durante il progetto “A pelle nuda”, guidato da Luana Bertotti: una grande opportunità assistere a quei momenti, intimi e incredibilmente toccanti. Il progetto Martina, attraverso gli abituali incontri di educazione alla salute, mi ha permesso di riflettere sulle modalità di approccio ai giovani di oggi. Per parlare di un tema così delicato ma sempre più attuale abbiamo approfondito, insieme alle volontarie Ivana e Cristina, tanti quesiti, ed abbiamo riproposto progetti come “Giovani in ascolto”. L’anno del progetto Martina 2019 mi ha insegnato molto; rivedendomi nei giovani, ho compreso che i canali da sfruttare oggi devono essere vari, specie quelli online. La delicatezza e la spontaneità con cui hanno affrontato i temi Ivana, Cristina, e tutti i professionisti, mi ha portato a pensare che siamo sulla buona strada e che i giovani sono pronti ad affrontare temi “impegnativi” come questo.
Volontà di Vivere, inoltre, mi ha permesso di sperimentare e imboccare nuove soluzioni, come quella della comunicazione. Lavorare alla realizzazione del notiziario semestrale e di tutto il materiale informativo, ma anche alla nuova apertura del profilo Instagram, mi ha resa fiera e partecipe di un’organizzazione che presto è diventata la mia quotidianità. È stato bello stare dietro le quinte e vedere il lavoro compiuto su carta. Tutto questo non sarebbe stato possibile grazie a Lucia, Ivana, Michela e Anna, la Presidente; le ringrazio per la fiducia mostratami durante i pomeriggi lunghi e intensi, passati a progettare nuove grafiche!
Un giorno forse, quando mi approccerò a questo mestiere, mi ricorderò di questa avventura e una parte delle mie competenze le dovrò agli insegnamenti che Volontà di Vivere mi ha dato.

Crescere
di Sofia Maccagnani, tirocinante
Sono sempre stata affascinata dal ruolo della psicologia nell’ambito sanitario, così quando ho cominciato il tirocinio pre lauream in associazione, ho potuto confrontarmi con persone, sia utenti che volontarie, segnate da vissuti forti tracciati dalla malattia. Andare ogni giorno in associazione mi ha permesso di accrescere molto il mio bagaglio professionale e umano, le volontarie mi hanno accolto e mi sono sentita come in una seconda casa.
L’associazione svolge un ruolo utilissimo sul territorio che ho visto in prima persona: dagli incontri delle volontarie con le pazienti allo Iov, ai seminari delle psicologhe, dalla possibilità di ascolto da parte dell’oncologo al Progetto Martina (e tanti altri servizi). I 5 mesi in associazione sono letteralmente volati, ho incontrato tante persone, professionisti e non, con le loro storie di vita che ho potuto ascoltare e che sono stati arricchenti.
L’ultimo periodo del tirocinio è stato denso di progetti, come il convegno di professionisti della salute, il laboratorio Photovoice e tutti i preparativi in vista della celebrazione dei 40 anni dell’Associazione che hanno reso intense e impegnate le giornate. Ringrazio di cuore tutte le volontarie da cui ho imparato tanto, un grazie particolare a Ivana che mi ha seguito assiduamente per tutta l’estate, le onnipresenti Lucia e Michela, la presidente onoraria Caterina Tanzella e la presidente Anna Donegà.
Un grande abbraccio
Storia di Barbara – La fenice che rinasce dalle proprie ceneri
27 novembre 2013 è il giorno in cui la mia vita cambiò, è il giorno in cui persi due pietre d’angolo che reputavo, erroneamente, i capisaldi della mia vita.
Al mattino feci una normale mammografia di controllo ed il medico, un po’ superficiale a mio parere, mi disse che c’era qualcosa da controllare, e che non essendo cosa di cui preoccuparsi troppo potevo scegliere fra un ago aspirato la settimana successiva, o un controllo “serrato” dopo tre mesi.
Al pomeriggio ebbi una riunione al lavoro, d’urgenza, con i miei capi milanesi atterriti perché, senza alcuna avvisaglia, la ditta che ci appaltava il lavoro aveva deciso di chiudere la filiale di Padova.
Eccomi qui oggi, assidua e costante frequentatrice dalla primavera del 2015, della sede dell’Associazione che, attraverso il supporto psicologico, mi sta aiutando ad Accettare e a Ricominciare, come la Fenice che risorge dalle proprie ceneri.
L’altro giovedì ho incrociato, in sede, la Sig. Tanzella che mi ha chiesto di scrivere la mia testimonianza, vi dico già che questa è la seconda versione, se non la terza! Raccontarvi di me, mi ha messa in difficoltà, infatti in prima battuta avevo fatto la cronologia del mio tumore, un elenco di visite, terapie ed operazioni, speranze e delusioni. Ma quello che vi voglio raccontare, invece, è la storia delle persone che ho incontrato da quando è il mio personale cammino interirore. Premetto che mi sento molto fortunata, in quanto non mi sono mai sentita sola durante i momenti più bui della malattia, infatti ho sempre potuto chiamare qualcuno, con la disponibilià per ascoltarmi. Nella vita, prima, ero abituata ad accorgermi degli imprevisti nefasti, ma difficilmente coglievo le sorprese, questa invece vuole essere una storia di sorprese, di lieti eventi.
Quando facevo la chemioterapia mi mettevo le cuffie e ascoltavo a palla radioDJ, era il sistema migliore per isolarsi dalle chiacchiere petulanti, che talvolta sono inevitabili. Un giorno notai una donna meravigliosa, elegante, raffinata e bella (sono una sostenitrice della teoria che “la bellezza salverà il mondo”), e come me anche lei aveva voglia di parlare di altro, siamo così diventate amiche, io raccontavo di mia figlia e lei dei suoi figli ormai grandi, finita la terapia ci sentivamo per telefono, finché lei è partita. Ma sua figlia, con la quale avevo scambiato al tempo, poche parole è diventata una mia carissima amica, noi veniamo da mondi diversi ma siamo profondamente legate, unite da un affetto sincero ed intenso.
Successivamente, il mio soggiorno all’ospedale per la mastectomia, l’ho condiviso con una donna meravigliosa, penso che mio papà, di lassù, me l’abbia messa in stanza perché sapeva che avevo bisogno di una compagna come lei, abbiamo passato solo due notti insieme, ma che notti! Ci siamo raccontate le nostre vite, le speranze, le paure, i sogni infranti e gli affetti con onestà e sincerità, quale dono meraviglioso essere diventate amiche.
Nella mia storia, ci sono molti altri gesti di affetto, che spesso mi hanno dato la forza di andare avanti, non pensiate che sia vissuta in un mondo senza sgarbi, amarezze, delusioni, rabbia e sconfitte, ce ne sono state tante e profonde, ma quello che ho imparato, quello che ho voluto cambiare nella mia esistenza è lo sguardo sul mondo, è la voglia di soffermarmi sul bene che mi circonda, tralasciando il resto. Non sempre ci riesco, ogni tanto ho qualche ricaduta nella vecchia Barbara, ma quando mi capita, cerco di correggere il tiro e ripartire dalla nuova pietra d’angolo.